Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Pensa un po’ più spesso alle cose che mi rallegrano: la mia venuta nelle anime dei bambini, la purezza dei loro cuori e dei loro sguardi, i loro sacrifici d’amore a volte tanto generosi, la semplicità e la totalitàdel dono di se stessi. Io mi effondo in numerose anime di bambini nelle quali non c’è ancora nebbia nociva che offusca il cristallo della loro innocenza, poiché dei buoni educatori hanno saputo condurli, guidarli, incoraggiarli verso di me.

Chi mi rallegra è il sacerdote fedele allo Spirito Santo e alla Madre mia, che ha acquisito progressivamente una percezione quasi costante della mia presenza e agisce in conseguenza. Chi mi rallegra sono, in tutti gli ambienti e in tutti i paesi, le anime semplici, che non danno adito all’orgoglio, che non si preoccupano della loro persona, che non pensano tanto a se stesse quanto agli altri, in una  parola, che si dimenticano spontaneamente per vivere al servizio del mio amore.

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Santissima Trinità

La vita cristiana si svolge tutta quanta nel segno e in presenza della Trinità. All’alba della vita, fummo battezzati “nel nome del Padre e del Figlio dello Spirito Santo” e alla fine, accanto al nostro capezzale, verranno recitate le parole: “Parti, anima cristiana, da questo mondo: nel nome del Padre che ti ha creata, del Figlio che ti ha redenta e dello Spirito Santo che ti ha santificata”.

Tra questi due momenti estremi, si collocano altri momenti cosiddetti “di passaggio” che, per un cristiano, sono contrassegnati tutti dall’invocazione della Trinità. È nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo che gli sposi si congiungono in matrimonio e i sacerdoti vengono consacrati dal vescovo. Una volta nel nome della Trinità iniziavano i contratti, le sentenze e ogni atto importante della vita civile e religiosa.

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Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

È molto utile vivere dei tempi forti durante i quali la mia presenza diventa percettibile alla tua anima.

La prima cosa, è di chiedermi più intensamente di spogliarti da tutto ciò che impedisce di ascoltare, intendere, raccogliere, assimilare, mettere in pratica la mia Parola. Infatti io sono in te Colui che ti parla. Ma tu non puoi capirmi se non mi ascolti. Puoi ascoltarmi soltanto se il tuo amore è davvero puro da ogni ripiegamento su te stesso e assume le caratteristiche di un amore oblativo in comunione col mio.

La seconda cosa, è di essere fedele nel consacrarmi in esclusiva alcuni tempi forti nell’intimo di te stesso, laddove io sono e vivo con una presenza sempre attuale, sempre operante e amorosa.

La terza, è di sorridermi di più. Lo sai, io amo colui che dona e si dona col sorriso. Sorridimi. Sorridi atutti. Sorridi a tutto. Nel sorriso è presente, più di quanto tu non lo creda, la grazia espressiva del veroamore fatto del dono di sé, e più tu lo doni, più io in cambio mi dono a te.

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Domenica di Pentecoste

Quanto abbiamo celebrato nel Triduo Santo e nel Tempo pasquale, nella Pentecoste trova il suo compimento, come prega il Prefazio di questa solennità: «Oggi hai portato a compimento il mistero pasquale». Il compimento della Pasqua riguarda la nostra persona, perché è in noi che la Pasqua del Signore attende di giungere a pienezza. Una prospettiva che ci proietta nella storia del popolo di Israele, che celebra, cinquanta giorni dopo la Pasqua, la Festa delle Settimane per il dono della Tôrah da parte del Signore e, nell’annuncio dei profeti che attendevano il tempo del compimento, l’effusione dello Spirito su ogni carne, come afferma un testo di Gioele (Gl 3,1), citato nel racconto della Pentecoste negli Atti degli Apostoli.

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Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Ho ancora molte cose da farti capire e su questa terra non ne conoscerai se non una piccola parte. Ma per capire tali verità, per quanto limitate, è necessario che tu mi venga maggiormente incontro. Se ti rendessi più accogliente ti parlerei di più. Essere accogliente significa essere anzitutto umile, considerarsi come un ignorante che ha molto da imparare. Significa rendersi disponibile per venire ai piedi del Maestro e soprattutto vicino al suo cuore, dove si capisce tutto senza bisogno di formule. Significa essere attenti ai movimenti della grazia, ai segni dello Spirito Santo, al soffio misterioso del mio pensiero.

Continua a conversare con me anche dopo i nostri incontri in cappella. Pensa che sono presente vicino a te, con te, in te: pur svolgendo le tue mansioni, getta di tanto in tanto uno sguardo carico d’amore verso di me. Non è certo questo, lo sai bene, che disturberà la tua attività e il tuo apostolato. Non è forse nella misura in cui sarò nel tuo spirito che vedrai i tuoi fratelli con i miei occhi e li amerai con il mio cuore?

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Ascensione del Signore

Che cosa ci vuol dire la Festa dell’Ascensione del Signore? Non vuol dirci che il Signore se ne è andato in qualche luogo lontano dagli uomini e dal mondo. L’Ascensione di Cristo non è un viaggio nello spazio verso gli astri più remoti; perché, in fondo, anche gli astri sono fatti di elementi fisici come la terra. L’Ascensione di Cristo significa che Egli non appartiene più al mondo della corruzione e della morte che condiziona la nostra vita. Significa che Egli appartiene completamente a Dio. Egli – il Figlio Eterno – ha condotto il nostro essere umano al cospetto di Dio, ha portato con sé la carne e il sangue in una forma trasfigurata.

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Novena di Pentecoste

Non c’è maggior libertà che quella di lasciarsi portare dallo Spirito,

rinunciando a calcolare e a controllare tutto

e permettere che Egli ci illumini,

ci guidi, ci orienti, ci spinga dove Lui desidera.

Egli sa bene ciò di cui c’è bisogno in ogni epoca e in ogni momento della nostra vita

Questo si chiama essere misteriosamente fecondi

PAPA FRANCESCO

 

Buona Novena di Pentecoste!

Un libro a settimana: Quando il maestro parla al cuore di G. Courtois

Ascoltami e parlami

Ascolta. Comprendi. Raccogli. Assimila. Metti in pratica. È difficile, lo so, darmi ascolto quando la testa è piena di chiasso. È necessario il silenzio, è necessario il deserto. Si ha terrore dell’aridità e del vuoto. Ma se tu sei fedele, se perseveri, lo sai, il tuo Diletto farà sentire la sua voce, il tuo cuore brucerà e questo ardore interiore ti darà la pace e la fecondità. Allora assaporerai fino a che punto il tuo Signore è soave, fino a che punto il suo peso è leggero. Esperimenterai, al di là del tempo che consacrerai esclusivamente a me, la realtà del Dilectus meus mihi et ego illi.

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Amore senza confini

“Quando sarò grande voglio fare …”. Spesso da bambini esprimiamo dei desideri riguardanti la carriera futura e questi desideri possono cambiare ogni settimana, anche se alcuni bambini – e io fra loro – hanno fin da piccoli le idee chiare e ferme riguardo quello che vogliono fare da grandi.

Dio chiama ognuno di noi ad una particolare vocazione e missione nella vita. Tuttavia, non è sempre facile scoprirla o capire dove quella chiamata potrebbe essere vissuta al meglio. Discernere la nostra vocazione significa scoprire come Dio ci invita a vivere il dono di noi stessi al mondo. Dio usa davvero ogni dettaglio nella nostra storia mentre rivela gradualmente la specificità della nostra chiamata. È solo alla luce di una riflessione orante che possiamo “collegare i punti” per vedere l’immagine intera. Il Signore chiama ciascuno di noi per nome, affinché possiamo conoscerlo, conoscerlo intimamente. La sua chiamata è personale, una chiamata da persona a persona.

Clicca qui per leggere la testimonianza di suor Anna Maria

VI domenica di Pasqua

Con l’avvicinarsi della Pentecoste, cioè del momento nel quale l’amore di Dio è versato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito che ci è stato dato (Rm 5,5), la liturgia si concentra proprio su questo tema: l’amore di Dio. E lo fa ricorrendo alla tradizione detta giovannea, cioè legata all’apostolo ed evangelista Giovanni, che ha fatto di questo amore il tema principale del proprio annuncio. Infatti, sia i passaggi della prima lettera di Giovanni che il vangelo ripetono come un ritornello, con forme leggermente diverse, questo invito ad amare: Carissimi amiamoci gli uni gli altri (1Gv 4,7) dice la prima lettera Giovanni.  E il Vangelo ripete: Rimanete nel mio amore (Gv 15,9). O ancora: Questo io vi comando, che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,12).

Perché questa ripetizione? Perché all’amore abbiamo costantemente bisogno di essere esortati. Non ci viene naturale, spontaneo. E’ costantemente da conquistare. Al tempo stesso, è qualcosa che non può essere imposto dal di fuori, ma deve nascere dal di dentro, essere coltivato in noi per potersi manifestare nelle nostre relazioni. Le letture di oggi ci insegnano in cosa consista l’amore e come esso si sia manifestato.

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