XV domenica del tempo ordinario

Oggi tutte e tre le letture ci invitano a riflettere sulla chiamata di Dio. Non è chiamata di Dio solo quella che riguarda le persone a lui consacrate e i sacerdoti, ma è chiamata di Dio anche la vita di ogni cristiano. Ogni cristiano è una persona che dalla vita immersa negli interessi materiali, è chiamata a iniziare un cammino in compagnia di Dio. In questo cammino, un po’ alla volta, impara ad occuparsi di ciò di cui Dio stesso si occupa, cioè le relazioni nuove tra gli uomini. Occupandosi della vita materiale nell’uomo si sviluppa soltanto l’egoismo, e questo provoca sofferenza e chiusura dei cuori. Dio, con la sua parola, ci rende attenti invece alla presenza degli altri, alle loro sofferenze, ad essere aiuto e sollievo gratuito e generoso dei piccoli e dei miseri. Questa attenzione rende noi stessi gioiosi e coscienti che la vera vita è quella di chi ama, e ama gratuitamente. Perché quest’amore gratuito sia sempre vivo in noi ci è necessaria l’intimità con Gesù, il Figlio di Dio.

Dalla vita pagana, chiusa su se stessi, siamo stati chiamati dunque alla vita cristiana, aperta agli altri, visti come fratelli. “In lui ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità”: così si esprime San Paolo. La carità, cioè l’amore divino, ci rende santi e ci purifica dal peccato dell’egoismo. Dio ci ha pensati per questo, perché vuole che gli uomini imparino a vivere una vita che li soddisfi, anzi, che sia gioiosa, ricca di pace. Questo è possibile “mediante Gesù Cristo”, perché da lui abbiamo il perdono e da lui la vera conoscenza di Dio Padre e quindi anche di noi stessi. Insiste l’apostolo a dirci che tutto avviene grazie a Gesù Cristo. È lui il centro del cuore di Dio e deve diventare non solo il centro del nostro cuore, ma anche il perno di tutte le nostre relazioni. Dio vuole “ricondurre al Cristo, unico capo, tutte le cose, quelle nei cieli e quelle sulla terra”. In tal modo avverrà il regno di Dio, un governo nuovo per la terra. Dio ci chiama, noi risponderemo? Vogliamo affidarci a lui per vivere una vita nuova, guidata da lui?

Il profeta Amos era mandriano, abituato a stare con gli animali. Dio lo ha chiamato ad essere suo profeta, ed egli ha risposto offrendo la propria disponibilità. Quando comincia a parlare deve dire a tutti che non è frutto di una sua scelta l’essere profeta, ma una chiamata di Dio. Perché Dio ha scelto un mandriano per parlare al suo popolo? Nessuno può contraddire Dio. Lo si può solo ascoltare. Un mandriano non avrebbe mai scelto di fare il profeta, per ricevere derisioni e rifiuti. Così i Dodici scelti da Gesù: alcuni di essi erano pescatori. Gesù li ha chiamati per andare in luoghi sconosciuti ed essere l’inizio di un nuovo modo di vivere per gli uomini. Non devono preoccuparsi di ciò di cui si sono sempre preoccupati, del cibo e del vestito. Queste cose non devono occupare più la loro mente e la loro volontà. Devono solo essere attenti alle persone che incontrano, per donare loro l’assicurazione dell’amore di Dio e per vincere in loro la forza del male e del maligno. Dovunque vanno quindi inizia una vita nuova, senza il peso e il buio della presenza del nemico di Dio che trascina tutti a pensare a se stessi. Essi vanno a due a due. Non parla soltanto la loro lingua, ma molto di più comunica un messaggio il loro modo di essere insieme, il loro amore reciproco e la loro attenzione l’uno per l’altro. Vangelo non è un bell’insegnamento, ma una vita nuova. Essi vanno ovunque vivendo la nuova vita in cui vige un discernimento spirituale piuttosto che quello economico. Essi badano a porre, tra sè e gli altri, un atteggiamento di amore. Per loro è bene non ciò che fa guadagnare, ma ciò che permette di amare. Essi non vanno a convincere e a far valere buone ragioni, ma a mostrare l’amore del Padre con i gesti e ad annunciarlo con le parole. Ciò che oggi colpisce maggiormente è il fatto che Gesù li mandi a scacciare i demoni. Fa impressione perché pensiamo che i demoni siano una invenzione del medio Evo. Invece è proprio Gesù che dà questo potere ai suoi apostoli. Ed essi obbediscono, scacciano i demoni. Se come demoni non vedessimo solo quelli costruiti dalla fantasia, ma quelli che realmente si annidano nei cuori, allora desidereremmo pure noi essere raggiunti dal potere dei discepoli. Il demonio della vanità e quello dell’impurità, quello dell’avarizia e quello dell’infedeltà, quello della superbia e quello dell’ira influiscono ogni giorno sulle nostre relazioni, e le intristiscono.

 

don Vigilio Covi