XXII domenica del tempo ordinario
Domenica scorsa Gesù terminava il suo insegnamento raccomandando di arricchire davanti a Dio. A noi è rimasto l’interrogativo: come si fa? Quali sono le “ ricchezze” valide “ davanti a Dio”? Forse oggi riusciamo a cogliere la risposta dalla bocca stessa di Gesù. Il nostro cuore e la nostra mente vengono preparati dalle parole del Siracide. Questi fa l’elogio dell’umiltà e della modestia, atteggiamenti che favoriscono la capacità di ascolto, accrescono la propensione alla meditazione, fonte di saggezza; dalla saggezza poi scaturisce la generosità verso i poveri.
Ora ascoltiamo Gesù, che accoglie un invito a pranzo. Colui che invita è uno dei capi farisei. Noi sappiamo che queste persone tanto religiose non sono propense a prendere sul serio il Signore. Lo chiamano “ maestro”, ma cercano occasioni per spiarlo e trovare nelle sue parole appigli per pensare e parlare male di lui rendendogli ostile la gente. Gesù accetta ugualmente l’invito: chissà, forse qualcuno fa tesoro della sua presenza e delle sue parole. Oggi noi vogliamo essere tra questi.
Prima di tutto Gesù osserva i suoi commensali. Essi entrano e scelgono il posto ove mettersi. Anche allora tra i posti si distinguevano i primi e gli ultimi! Egli vede quelli che corrono ad occupare i primi posti senza attendere l’indicazione del padrone di casa. Gesù si sente in dovere di donare un primo insegnamento.
A prima vista le sue parole potrebbero sembrare una semplice regola di galateo, ma ascoltandole bene ci accorgiamo che egli pensa al banchetto del regno di Dio, quel Regno che egli sta inaugurando. In questo Regno nessuno fa quello che gli piace, nessuno cerca di prevalere o di farsi stimare semplicemente per il posto che occupa. Nel regno di Dio tutti aspettano la Parola del Re, tutti dipendono da lui con gioia e tutti godono della stima che egli ha per ciascuno. Anche nel regno di Dio ci sono dei primi posti, ma non vengono guadagnati dall’uomo, bensì donati dall’amicizia di Colui che invita, di Gesù!
Coloro che scelgono per sé il primo posto e si mettono spontaneamente davanti agli altri sono destinati a retrocedere: nel regno di Dio questi sono ultimi, mancano di quell’umiltà che piace a Dio, mancano di quell’amore agli uomini che fa somigliare al Padre, mancano di quella disposizione a offrirsi per la salvezza degli altri che li farebbe partecipi dell’amore del Figlio di Dio! Passeranno avanti invece quelli che con mitezza e umiltà stimano gli altri superiori a se stessi: questi hanno imparato da lui, che dice: “ Imparate da me che sono mite e umile di cuore”!
Gesù così ha aiutato chi era invitato con lui ad essere pronto per il Regno, ma vuole aiutare anche il padrone di casa, capo dei farisei, perché non nutra la presunzione di sentirsi del tutto a posto. Anche lui deve correggere qualcosa nella propria vita. Egli fa bene ad invitare altri a pranzo, ma deve fare attenzione alle persone che invita, perché il suo invito non sia un dono interessato, quindi non amore, ma egoismo.
Al banchetto del Regno sono invitati coloro che non se lo meritano, persino peccatori. Chi è invitato al banchetto del Regno non ha nulla da ricambiare. L’essere invitato al Regno di Dio è dono, è grazia. Chi vi può partecipare non può mai dire e nemmeno pensare d’esserne degno, perché è stato chiamato da una situazione di povertà e di sofferenza, o addirittura da situazione di peccato. Nel regno di Dio sono chiamati persino i pagani, e questi accolgono il pane che viene dal cielo con riconoscenza, a differenza degli ebrei, che ritengono d’averne diritto e vorrebbero pure escludere gli altri.
Se il Regno dei cieli è così, perché gli inviti a godere i beni della terra non devono essere fatti allo stesso modo? Ed ecco che Gesù propone a colui che l’ha invitato di continuare ad organizzare banchetti, invitando però le persone bisognose di tutto, quelli che nessuno apprezza perché non hanno la possibilità di ripagare l’invito. Chi vive già ora come nel Regno avrà da Dio la ricompensa. Dio ricompenserà chi anticipa ai poveri i segni del suo amore!
La seconda lettura ci propone di scrutare la Gerusalemme celeste, per lasciarci attrarre dalla sua bellezza e dalla gioia che in essa risplende sul volto degli eletti. Il desiderio di raggiungerla sarà in noi forza per coltivare sia l’umiltà di cercare l’ultimo posto che l’amore per i poveri, altrimenti saremo esclusi da qualsiasi gioia di vivere. Così arricchiamo davanti a Dio tanto che egli stesso ci considererà suoi amici e suoi figli, perché compiamo le sue opere!
don Vigilio Covi