XXXII domenica del tempo ordinario
“Non di tutti infatti è la fede”: con queste parole San Paolo spiega il motivo di molte sofferenze cui vanno incontro i cristiani. Essi vengono a trovarsi in mezzo a “ uomini perversi e malvagi”, che sono così perché appunto non hanno fede. La fede genera amore, la fede genera sapienza e cultura orientata a cercare la pace e le opere di bene, la fede cerca il conforto per tutti, la fede mette l’uomo in ricerca delle occasioni per donare se stesso. La fede infatti è dono del Dio dell’amore, il Dio Padre del Signore nostro Gesù Cristo, che ha offerto se stesso per gli uomini peccatori.
Chi crede diventa capace di offrirsi e trova la sua gioia nel potersi donare.
“Non di tutti infatti è la fede”: quando un credente vive in mezzo a persone non credenti ha la sensazione di trovarsi come agnello in mezzo a lupi. Chi non crede, infatti, si sente a proprio agio nel disprezzare, limitare, condizionare e anche far soffrire i credenti. Questa non è una novità: la storia è ricca di esempi grandi e piccoli, vicini e lontani, passati, recenti e contemporanei. San Paolo non si lascia spaventare da questa situazione. Egli sa che il Signore è fedele e quindi dà forza e custodisce dal maligno; egli ci protegge in modo che l’odio che ci circonda non entri nel nostro cuore, e in modo che l’incredulità che ci procura sofferenze non prenda radice in noi. L’apostolo raccomanda soltanto la preghiera: una preghiera che non chiede al Signore di essere privati della persecuzione, ma che essa torni a vantaggio dell’annuncio del vangelo e della gioia di coloro che lo accolgono!
Di persecuzione parla la prima lettura, presentando un caso avvenuto durante il regno di Antioco Epifane meno di due secoli prima di Cristo. Sette fratelli con la loro madre, costretti a disobbedire alle loro leggi religiose, che – del resto – non facevano del male a nessuno, costretti ad andare contro coscienza per disprezzare il Dio dei loro padri, si lasciarono piuttosto torturare ed uccidere.
In questa situazione vennero a trovarsi i cristiani non solo ai tempi di San Paolo, ma ancora e sempre. Penso a molti credenti che soffrono per la fede, perché ogni loro scelta si scontra quotidianamente con modi di pensare e di fare che disprezzano i loro principi, sia quelli che riguardano la vita di famiglia, sia il rispetto della vita e la purezza del cuore e del corpo che l’onestà e generosità nel trattare denaro e ricchezze: e questo semplicemente perché il mondo disprezza Gesù.
“Non di tutti infatti è la fede”. Gesù stesso ha sofferto per la bellezza della sua fede in Dio Padre, amico dell’uomo, desideroso di ricuperare i peccatori. Anche di fronte a lui c’era chi non voleva credere. La fede impegna tutto, anche la ricchezza: perciò i detentori della ricchezza non volevano credere alla rivelazione dell’eternità della vita, quindi all’esistenza di paradiso e inferno. I sadducei raccoglievano appunto i più ricchi di Gerusalemme: sono questi che vogliono mettere in difficoltà la fede di Gesù e di tutto il popolo con un loro ragionamento di comodo. Essi, proprio per comodità, non accettavano come Parola di Dio se non i primi cinque libri delle Sacre Scritture, pensando che in esse non si accenni ad una vita futura. Gesù però sa leggere la Parola di Dio con amore e con intelligenza, e quindi anche nei primi libri legge il disegno del Padre di averci come figli per tutta l’eternità. Egli non ha creato gli uomini per abbandonarli alla morte, ma per tenerli davanti a sé per sempre: che amore sarebbe altrimenti il suo amore? Che fedeltà sarebbe la sua? Dio non è Dio dei morti, cioè del vuoto, del nulla, ma è il Dio della vita e dei viventi. Per lui noi non moriremo mai, anzi, quando passeremo all’altro mondo la nostra vita non avrà più quei limiti che le cose di questo mondo le impongono. Nell’altro mondo il nostro amore non sarà più limitato a qualche persona, ad una moglie o ad un marito, ma parteciperemo alla pienezza dell’amore del Padre!
E Gesù poi gode di farci intuire che a qualcuno già fin d’ora viene concesso di avvicinarsi a questa dimensione dell’amore: c’è chi rinuncia al matrimonio (scelta inaudita fino allora!) per annunciare al mondo che ci sono dimensioni diverse dell’amore, le dimensioni di Dio, e per profetizzare la vita futura. La verginità donata e accolta per amore di Gesù è un annuncio concreto della risurrezione che attendiamo tutti. E se attendiamo la risurrezione non ci lasciamo dominare dalle ricchezze e dagli onori di questo mondo, ma staremo saldamente attaccati alla nostra fede, anche a costo di soffrire, anche a costo di subire derisioni e sopportare ingiustizie.
Oggi rinnoviamo la decisione di vivere la nostra fede seriamente: ci aiuta l’esempio di una moltitudine di martiri, la notizia delle sofferenze di molti nostri fratelli sparsi nel mondo e la presenza in mezzo a noi di persone che hanno rinunciato al matrimonio per rendere evidente l’annuncio della risurrezione!
don Vigilio Covi