I domenica di Quaresima
All’inizio della nostra celebrazione abbiamo chiesto perdono a Dio, anche oggi, come ogni volta che ci raduniamo, perché il peccato del mondo ci insegue e penetra le nostre ossa. Del peccato dell’uomo parla anche tutta la liturgia di questa prima domenica di Quaresima.
La prima lettura si sofferma a descrivere le varie fasi del sorgere del peccato nell’uomo, il modo con cui esso si origina in noi, e la stoltezza che l’uomo manifesta obbedendo più a se stesso e ai propri istinti che alla sapienza piena d’amore di Dio.
La seconda lettura ci presenta un ragionamento di San Paolo: egli vede la grazia di Dio che ci salva dalle conseguenze della disubbidienza, grazie alla sola obbedienza di Gesù. Egli ha vissuto e mostrato la sua obbedienza nel deserto, dove aveva cercato l’intimità col Padre, quando il tentatore in molti modi ha provato a sedurlo per invitarlo a pensare a se stesso, come tutti gli uomini fanno.
Il brano evangelico infine ci racconta le tentazioni vinte dal Signore con la sua obbedienza. Egli si trova nel deserto, dove rivive brevemente i quarant’anni ivi trascorsi dal suo Popolo. Quel Popolo aveva ritmato il cammino nel deserto con le mormorazioni, mentre Dio continuava a dargli i segni della sua presenza e della sua amorosa assistenza. Mancava l’acqua? Protesta rabbiosa! Mancava pane? Lamentela indignata. Mancava la carne? Rammarico e odio contro Mosè e Aronne. I segni e i doni di Dio, per quanto straordinari, non bastavano mai a far sorgere nel cuore degli israeliti la fiducia, l’abbandono confidente, la serena obbedienza.
Gesù ora si trova nel deserto da quaranta giorni: manca l’acqua, manca il pane, manca la carne. Che cosa fa Gesù? Si lamenta? Si deprime? Il tentatore si meraviglia che Gesù non si lamenti di Dio e con Dio: vorrebbe convincerlo a lasciar perdere la sua fiducia nel Padre: gliela fa ritenere esagerata. Non è stato egli stesso chiamato Figlio di Dio mentre Giovanni lo battezzava? Perché non usare a propria utilità le capacità divine? La Parola di Dio ha creato il mondo, perciò anche il Figlio di Dio può aprire la bocca, e avverrà quanto dirà: “Dì che questi sassi diventino pane”! La parola del tentatore sembra credibile, perché, mascherando l’orgoglio, sollecita una fede decisa. Ma Gesù sa che il popolo nel deserto aveva mancato proprio della serena fiducia in Dio e che per questo tutti erano periti senza poter entrare nella terra promessa. Egli confida e continua a confidare nell’amore del Padre, come per dire: « Se io sono Figlio di Dio è perché Dio certamente è mio Padre e si occupa di me. Io rimango unito a lui: dato che sono figlio, resto figlio, non prendo il posto del Padre. Se sono figlio continuo ad ascoltare e ad obbedire. Il Padre stesso mi dirà cosa devo fare: la sua Parola è il mio cibo, il mio vero nutrimento »!
E così Gesù si affida proprio alla Parola della Scrittura: “Non di solo pane vive l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”. Gesù è figlio, e per questo è attento ad ascoltare il Padre! Ripete questa decisione per ogni desiderio che può sorgere nel cuore degli uomini: desiderio di farsi riconoscere da tutti, desiderio di fare ordine nel mondo ove “regna” il disordine e l’ingiustizia. Gesù non sceglie da sè il modo di farsi riconoscere Messia, nè impone se stesso come re agli uomini, benché la sua regalità sia l’unica offerta dal Padre a tutta l’umanità. Rimanendo figlio obbediente egli rovescia la situazione imposta a tutto il genere umano da Eva e da Adamo con la loro disubbidienza, e rimedia alle conseguenze del loro peccato che ancora pesano su di noi, ci rendono pesante la vita e continuano a rovinare l’armonia tra noi, anche tra parenti e amici.
Cercheremo di unirci a Gesù, alla sua confidenza nel Padre, alla sua filiale obbedienza: questa nostra conversione, benché faticosa, darà un deciso contributo alla pace e alla salvezza del mondo.
In Dio crediamo con fiducia piena: non è necessario mettere alla prova il suo amore. E i regni della terra lui li ama e sa cosa disporre per loro affinché gli uomini non si uccidano a vicenda e riescano invece a vivere insieme nella pace. Gesù si offre al Padre per realizzare la volontà che il Padre gli manifesterà di giorno in giorno. Il Padre, che ama tutti i popoli, sa come guidare la sua vita perché sia un dono per tutti. E noi seguiamo Gesù. Ci eserciteremo in questa Quaresima a rinunciare a qualcosa che ci piace, per essere pronti e preparati quando sarà richiesto anche a noi di partecipare alla passione e morte del nostro Signore.
don Vigilio Covi