XV domenica del tempo ordinario
Oggi l’apostolo Paolo parla della Chiesa come del luogo dove si manifesta la gloria dei figli di Dio! Per poter far parte della Chiesa noi soffriamo, sopraffatti dalle nostre debolezze, dalle tentazioni, dal rifiuto degli uomini, e, in definitiva, dall’ostilità del diavolo. La Chiesa soffre perché già Gesù, suo capo, ha sofferto. Ognuno di noi porta la croce partecipando alla sua: diversamente non sarebbe possibile stare con lui. La sofferenza, del resto, tocca tutti gli uomini, anche quelli che non fanno parte della Chiesa, anche quelli che non credono e rifiutano la fede: tutto l’universo è in attesa di una liberazione che sembra non arrivare mai. Noi, gli unici, abbiamo però la speranza, cioè la certezza che Dio ci libererà perché ci ha già fatti suoi figli. Egli ci ha già donato il suo Spirito, e perciò non dubitiamo che porterà a compimento la sua opera rivestendoci di gloria! Per questo il nostro soffrire, essendo motivato, è più sopportabile di quello dei non credenti: essi non ne comprendono il significato.
Per il nostro cammino di speranza e di liberazione ci viene dato un grande aiuto, “ la parola del regno”. Essa è un seme che viene dall’alto ed è destinata a cambiare la nostra vita grazie alla forza che ha in sè, una forza di vita e di pace che non si può trovare altrove. La parola del regno è quella parola che viene dalle labbra di Gesù, quella che parla di lui nelle Sacre Scritture e quella che racconta la sua vita ed il suo amore giunto fino al sacrificio di sè. Essa viene seminata senza avarizia ovunque, e ovunque crea novità e dona speranza. Il frutto che essa porta è davvero grande e prezioso per la vita dell’umanità: chiunque può accorgersi dei cambiamenti che avvengono nelle famiglie e nelle società quando Gesù è accolto, amato, seguito. Come mai allora il regno di Dio non è instaurato ovunque, non è ancora realtà universale?
Il seme porta in sè forza di vita, ma il terreno che l’accoglie può essere diversamente recettivo. Se esso è indurito come la terra battuta, oppure inconsistente perché fatto di pietre, o addirittura coperto di sterpaglie e di rovi, non riesce a portare a maturazione la vita che germoglia dal seme. Se il cuore dell’uomo, o il suo ambiente sociale e familiare, è disponibile all’azione del nemico di Dio, se è mutevole, se sopravvaluta la ricchezza, se si lascia condizionare dall’opinione degli altri, allora la parola del regno viene resa inefficace. Essa infatti non usa violenza, non si impone, carica com’è della mitezza di Dio!
Dove non c’è frutto la colpa non è del seme, non della Parola, perché essa è come la pioggia che irriga la terra. Se la predicazione non ha conseguenze la colpa è del cuore dell’uomo, duro, instabile, occupato da interessi materiali che soffocano la forza dirompente di ciò che la Parola vorrebbe far germogliare.
Anche se costa, frequentiamo con fedeltà, non a intermittenza, l’assemblea domenicale per ricevere di continuo la Parola che esce dalla bocca di Dio: essa è il seme ed è la pioggia che fa germogliare il seme! Pregheremo dunque, come ci ha fatto pregare la colletta di oggi: “ Concedi a tutti coloro che si professano cristiani di respingere ciò che è contrario a questo nome e di seguire ciò che gli è conforme”!
don Vigilio Covi