II domenica di Pasqua
Venne Gesù, si fermò in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”».
Gesù sta in mezzo ai discepoli e rivolge loro questo saluto, un saluto che riceviamo anche noi ogni volta che celebriamo l’Eucarestia: «Pace a voi».
Nella sua lingua, Gesù deve aver usato il termine: shalom; cosa significa questa parola? Essa non è un augurio e nemmeno un saluto normale: un aneddoto che ho trovato su un libro di cui non ricordo l’autore può spiegare il significato del termine shalom:
Un uomo camminava sotto il sole di luglio, tutto sudato, portando il suo fagotto sulle spalle. Finalmente passò vicino a una vigna: purtroppo però in essa era seduto il padrone. Il viandante non poteva neppure sognarsi di entrare per riposare, ma ecco che, passando là accanto, si sente rivolgere quest’invito: «shalom!». Fu sufficiente questa parola, ed ecco che il viandante, non solo entrò nella vigna, ma depose il suo fagotto, si sedette all’ombra, staccò un grappolo, si dissetò, si ristorò. Perché?
Perché la parola shalom, che noi traduciamo col termine pace, ha appunto questo significato:
vieni a godere ciò di cui io godo, vieni anche tu a prender parte dei miei beni, ricevi anche tu partecipazione delle mie ricchezze, delle mie sostanze: quanto io ho, godilo anche tu!
Questo è il significato della parola usata da Gesù quando dice ai suoi discepoli: «Pace a voi!». È come dicesse: «quello che io ho, lo comunico anche a voi, le ricchezze che il Padre ha dato a me, io le dono anche a voi».
Dopo aver già detto una volta: «Pace a voi!» e aver mostrato le mani e il costato, e aver lasciato assaporare la gioia ai discepoli, Gesù fa fare loro un altro passo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Gesù dà ai suoi lo stesso compito che egli ha ricevuto: vivere non per se stessi, ma per lui, come egli è vissuto per il Padre; vivere facendo non la propria volontà, ma la sua, come egli è vissuto realizzando il volere del Padre.
«Come il Padre ha mandato me, così io mando voi». Il Padre ha mandato Gesù come agnello in mezzo a lupi, così Gesù manda i suoi. Il Padre ha mandato Gesù per amare tutti gli uomini, i peccatori tra i primi, così Gesù manda i suoi ad amare tutti gli uomini, i peccatori tra i primi.
Il Padre ha mandato Gesù perché manifestasse il suo Nome di «Padre» a tutti gli uomini, così anche Gesù manda i discepoli perché facciano conoscere il vero volto di Dio che è Papà, Padre che ama e dà la vita. Questo è il vangelo che essi annunceranno, questo è il compito dei discepoli, il compito mio e il compito tuo.
Il Nome del Padre, cioè la realtà dell’Amore del Padre, la possiamo far conoscere con le parole, ma soprattutto con la nostra vita; una vita vissuta nell’amore, nella fedeltà, in adorazione, nella verità della santità.
Don Vigilio Covi