III domenica di Quaresima
Della Parola di Dio abbiamo sete, desiderio profondo, perché su di essa si gioca tutta la nostra vita. Leggendo il vangelo, che ci viene presentato oggi, ci colpisce il confronto tra la sete degli uomini e quella di Gesù, cioè tra i desideri coltivati dagli uomini e l’unico manifestato dal Signore.
La donna di Samaria viene ad attingere acqua, mentre i discepoli di Gesù hanno fame e vanno a far provvista di cibi in città. Gesù è rimasto presso questo pozzo, dove dalla città arriva una donna nell’ora più calda del giorno. Qualcuno si aspetterebbe che Gesù dicesse alla donna, come il patriarca Giacobbe in situazione analoga: «Vieni, ti aiuto a tirar su l’acqua!». E invece no, Gesù chiede un favore alla donna, che gli dia un po’ d’acqua da bere. Egli fa in modo che la donna non si senta inferiore, che ella percepisca di essere stimata, di poter essere utile, che la sua presenza sia gradita, lei che era stata già rifiutata molte volte dagli uomini. E mentre egli gode del gesto di amore della donna dissetandosi con l’acqua che ella gli ha offerto, parla di un’altra acqua, un’acqua viva che disseta le profondità del cuore.
Dato che la donna non capisce a cosa egli alluda, Gesù la orienta a considerare i propri desideri più profondi e mai soddisfatti. Ella ha desiderio d’amare e d’essere amata, di fondare la propria vita in una sicurezza stabile, di guardare al futuro con serenità, di godere di armonia con tutti. Questi desideri ella ha sempre sperato di colmarli rivolgendosi agli uomini: ha tentato cinque volte, ma inutilmente, anzi, è sempre stata delusa, e ora per la sesta volta ci sta riprovando, pur senza convinzione. “Quello che hai ora non è tuo marito”, le dice Gesù, come per dire che lei stessa si è accorta che gli uomini deludono e non ci si può affidare ad essi. La fiducia che si ha verso di loro è sempre provvisoria, precaria, perché il loro affetto non è amore puro, ma mescolato con l’egoismo duro, pretenzioso, persino feroce, che per amor di sé crea sofferenza abbandonando l’altro nel momento del suo bisogno.
Sentendo che Gesù la comprende, la donna osa manifestargli anche la sua fede, incompleta e debole, chiedendo spiegazioni: quell’uomo le pare del tutto affidabile! Gesù quindi ben volentieri parla di quel Dio che non è lontano da noi, ma così vicino come lo è il nostro respiro, quel Dio che ora finalmente può essere conosciuto come Padre, perché è presente il Figlio suo che ce lo può rivelare! Questo Padre deve essere adorato con amore non a intermittenza, ma sempre, in ogni momento, in ogni luogo, dal profondo del cuore che ama. Rivelando il Padre Gesù rivela anche se stesso, e parlando di sé rivela la bellezza, la grandezza e la presenza amorosa del Padre!
E che significa adorare Dio Padre? Per trovare la risposta a questo interrogativo possiamo guardare a Gesù stesso: è lui che sa “adorare il Padre in spirito e verità”. Lo fa occupandosi del suo regno, cercando di conoscere e di compiere la sua volontà, lo fa manifestando se stesso come Messia e Salvatore del mondo! Anche noi adoreremo il Padre, e lo faremo amando Gesù, pregandolo di fermarsi con noi per indicarci il cammino, per farci udire la sua parola. Adoriamo il Padre quando diremo ciò che dissero i samaritani alla donna che si è fatta missionaria in mezzo a loro: “Non è più per la tua parola che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo”!
La nostra fede deve maturare fino a che ci darà libertà da quanto dicono e fanno gli altri, quelli che negano la fede, o che non la vivono, o che la tengono solo come un vestito da cambiare ad ogni cambiamento di stagione o più spesso ancora.
San Paolo ci rafforza nella certezza che il nostro rapporto con Dio si gioca sulla nostra accoglienza di Gesù: “Noi siamo in pace con Dio per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”. Gesù è la roccia che, percossa da Mosè, lascia uscire acqua per tutto il popolo assetato e peccatore. Gesù ci disseta con la sua presenza nel nostro cuore, nella nostra famiglia, nella nostra società. Senza di lui ogni ricerca rimane vuota e deludente. C’è chi si stanca di cercare e addirittura si toglie la vita. Chi invece si affida a Gesù, gode e trova motivo, non solo per vivere, ma anche per impegnarsi e donarsi e trasformare la propria esistenza in un continuo atto d’amore e di offerta al Padre per la salvezza di molti.
don Vigilio Covi