Domenica della SS. Trinità
Ad ogni celebrazione eucaristica viene proclamata una preghiera chiamata Prefazio. Con essa cominciamo la preghiera eucaristica dopo la liturgia della Parola. Essa si conclude sempre con il canto dei Serafini: Santo, santo santo! Il profeta Isaia (c 6) è testimone di questo canto, che noi facciamo risuonare con un’infinità di melodie. Davvero santo è il Signore, davvero grande il nostro Dio e degno di essere lodato e cantato da tutte le voci, anche dalle nostre, che certamente non possono competere con quelle degli angeli! Dio però gradisce la nostra voce, perché in essa ode il desiderio del nostro cuore e la gioia del nostro spirito, gioia di figli che si sanno da lui amati. Noi poi completiamo il canto dei Serafini con le parole con cui i discepoli hanno accompagnato Gesù in Gerusalemme: Benedetto colui che viene…! Osanna nell’alto dei cieli! In tal modo la nostra lode diventa un atto di fede, fede nella uguaglianza di dignità di Gesù e del Padre, fede nell’amore del Padre che ci dona il Figlio, fede nello Spirito che ci riempie il cuore di gioia per riconoscere e l’uno e l’altro uniti come unica luce! Questo canto conclude la grande preghiera di azione di grazie e vi fa partecipare tutta l’assemblea, che si dispone poi a vivere nel silenzio il mistero più grande: la presenza di Dio nel pane e nel vino.
Dio è uno, e di fronte all’unicità di Dio noi ci curviamo e ci prostriamo colmi di timore, come Mosè sul monte Sinai. Pur sapendo che Dio è “ ricco di grazia e di fedeltà”, che si chiama “ Dio misericordioso e pietoso”, siamo atterriti dalla sua presenza, perché è misteriosa, tanto superiore a noi, che non riusciamo a fare altro che riconoscere la nostra indegnità dovuta al peccato sempre attuale in noi.