Gesù sta salendo verso Gerusalemme – nel Vangelo di Marco è descritta una sola salita verso la città santa – e insegna, cioè spiega come si compirà la sua missione: “Il Figlio dell’uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini e lo uccideranno; ma una volta ucciso, dopo tre giorni, risusciterà». Ma i discepoli non capiscono. Anzi la loro domanda ricorrente, tacita o esplicita, è: “Chi è costui?” (cf Mc 1,27; Mt 21,10). Ma perché non comprendono? Perché hanno una mente chiusa, poco lungimirante. Non si può capire Cristo con una mentalità, direbbe papa Francesco, “mondana”. Per entrare nel “pensiero di Cristo” ci vuole, come abbiamo sentito tante volte, prima di tutto la disponibilità ad accogliere la sua novità, bisogna aprirsi a un modo nuovo di pensare, illuminato proprio da Gesù. Una visione esclusivamente terrena non riesce a comprendere Cristo. Serve, invece, un pensiero spirituale ossia generato dallo Spirito Santo, senza il quale non siamo in grado di cogliere Cristo come dono del Padre (cf 1Cor 2,12). I discepoli, all’opposto, sono ancora fermi a interrogarsi su chi sia il più grande, perciò tacciono quando Gesù chiede di che cosa stavano parlando lungo la strada (cf Mc 9,33). La domanda del Maestro risveglia in loro la consapevolezza di essere caduti in un modo di discutere pragmatico, improntato alle opinioni dominanti. Ma intanto Cristo annuncia che “Il Figlio dell’uomo sarà consegnato nelle mani degli uomini” (Mc 9,31). “Essere consegnato” traduce il verbo grecoparadidomiche esprime una forte connotazione drammatica (cf Ger 38,19; Dan 7). Il Salvatore, infatti, “viene consegnato nelle mani di una generazione malvagia e perversa” (cf Mt 17,17) dalla quale sarà “sbranato” (cf Rm 5,8). Sarà consegnato alla morte. Ma Gesù trasforma la propria morte in dono, consegnandosi volontariamente: “Per questo il Padre mi ama: perché io offro la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie, ma la offro da me stesso, poiché ho il potere di offrirla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo comando ho ricevuto dal Padre mio”. (cf Gv 10,18).
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