XXVIII domenica del tempo ordinario
Potremmo definire il tema specifico della liturgia in questi termini: la fede che trabocca in gratitudine rende invincibili. Così mi suonano le parole di Gesù: “Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato” (Lc 17,19). Se ci chiedessimo: qual è il criterio della vera devozione gradita a Dio? Non avremmo che da riferirci al versetto di 1Ts 5,18 del canto all’alleluia: “In ogni cosa rendete grazie: questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi”. Vale a dire: se rendete grazie in ogni cosa, allora siete attenti all’appello di Dio, all’invito del suo cuore, che è quello di farci fare esperienza della sua volontà di benevolenza nei nostri riguardi attraverso gli eventi della nostra vita, che così diventa storia sacra, storia dell’incontro dei nostri affetti, di noi e di Dio; benevolenza, che si è manifestata in Gesù, di cui siamo chiamati a vedere il Volto e nella cui compagnia siamo invitati a camminare. A dire il vero, al rendere grazie Paolo unisce l’essere sempre lieti e il pregare ininterrottamente. Le tre cose insieme segnalano che il cuore ha presagito la presenza del suo Salvatore, che l’ha riconosciuto e al quale volgerà tutto il suo desiderio. A sottolineare la fecondità dell’atteggiamento del saper rendere grazie, i padri del deserto ripetevano che il rendere grazie in tutto solleva da ogni altro obbligo. Potessimo rimanere sempre in quell’atteggiamento, eviteremmo ogni intrusione del male nel nostro cuore.